Paraspruzzi Sandiline serie “Kevlar”
Tra gli incubi peggiori di un pagaiatore in torrente vi è l’apertura improvvisa e non voluta del paraspruzzi in rapida od alla base di un salto. Ricordo anni or sono d’aver avuto la non invidiabile fortuna di un tale evento in una rapida del Soana. Appena si aprì il paraspruzzi vi fu l’immediato affondamento della punta del kayak a cui fece seguito l’istantaneo incastro della stessa sotto un sasso. Non fu un’ esperienza edificante, dalla quale riuscii ad uscirne grazie al fattore c….., consapevole del fatto di essermi giocato un bonus con la fortuna. Da allora pongo particolare cura nel chiudere il pozzetto della canoa e soprattutto nella scelta della chiusura.
Ai tempi “erioici”, neanche tanto distanti nel tempo, un tale accessorio era fatto di nylon/pvc con un elastico sul bordo di chiusura del pozzetto per consentirne la calzata ed un’altro in vita per evitare scivolasse giù. Una variante, al posto dell’elastico in vita, una sorta di bretelle.
In seguito il neoprene andò, un pò alla volta, a sostituire il materiale plastico, più performante e sicuro, anche se il naylon/pvc è ancora impiegato per utilizzi turistici in acque tranquille
D’altro canto nei kayak da torrente la plastica sostituì il materiale composito (vetroresina/kevlar/carbonio) per motivi di robustezza. Attualmente i compositi vengono impiegati nelle imbarcazioni da competizione o pregevoli realizzazioni di “nicchia” (tipo la “Spot” di Max Benetton)
A salvaguardia della sicurezza, il pozzetto, pertugio che permette l’accesso all’interno dell’imbarcazione, è diventato sempre più grande per permettere un repentino abbandono del mezzo in caso di emergenza, magari in situazioni complesse, tant’è che nella recensione della Machno, kayak della Pyranha, evidenziai una tendenza verso le sit on top (imbarcazioni aperte da mare/lago)
Una delle conseguenze più eclatanti dell’allargamento dei pozzetti è la maggiore sollecitazione a cui il paraspruzzi viene sottoposto e che potrebbe portare alla tanto temuta apertura involontaria. Tempo addietro per tentare di risolvere il problema si ricorreva all’apposizione di una barretta metallica trasversale che avrebbe dovuto fungere da rinforzo. In realtà ne provocava una rapida rottura e fu presto abbandonata.
Attualmente i materiali e le tecnologie costruttive permettono delle realizzazioni nelle quali il confort, la sicurezza e la resistenza sono un tutt’uno.
Il paraspruzzi “Kevlar Huge Sandiline“, oggetto della prova, ne è un eclatante esempio.
La linea Kevlar è il top di gamma. I tre modelli, “Key“,”Big Deck” e “Huge” e si differenziano per le diverse misure dei pozzetti.
La costruzione racchiude un concentrato di tecnologia dei materiali e lavorazione accurata con la finalità di garantire caratteristiche inalterate nel tempo.
La parte di chiusura del vano d’accesso all’imbarcazione (pozzetto) è in neoprene Small Diamond, materiale elastico la cui resistenza è appena inferiore a quella del kevlar.
Per il “tubo”, costituito da due pezzi, il costruttore ha utilizzato del normale neoprene bifoderato, nella parte inferiore, per passare a quello monofoderato in quella superiore. Una tale scelta permette il connubio tra il confort, l’esigenza di garantire buona vestibilità ed adeguato grip con l’abbigliamento evitando trafilaggi d’acqua. A garantire la massima tenuta e resistenza, la termonastratura della cucitura, unione tra il “tubo” e la parte di chiusura del pozzetto. Le taglie del giro vita vanno dalla 60 alla 90 per una migliore personalizzazione della vestibiltà.
Lungo il perimetro della chiusura una generosa fascia di kevlar garantisce protezione anti abrasione e strappo.
All’interno, è presente una larga e spessa spalmatura fatta a mano per raggiungere tutte le parti del materiale soggette ad usura, così da proteggerle e garantire, nel contempo, una tenuta notevole con il bordo del pozzetto, a differenza di quanto si vede in analoghi prodotti.
Le cuciture sono a vista e risaltano subito all’occhio per la pregevole esecuzione. E’ una scelta coraggiosa, per la cui fattura sono richieste competenze decisamente superiori e forniscono al tempo stesso garanzia di durata.
L’elastico, di normale spessore, permette una chiusura ottimale anche sui bordi di pozzetti un pò ostici e l’assenza di risvolti ne velocizza l’operazione. La maniglia, piccola, attaccata partendo dalla parte inferiore dell’elastico, facilita l’apertura volontaria e non richiede di particolare sforzo.
Il test.
Quello che mi fu consegnato all’inizio della prova dalla Nereus Sport (http://nereussport.eu) era di una misura per pozzetti intermedi e chiuderlo su un kayak da torrente di grande volume richiedeva un’improba impresa, al punto da dover ricorrere ad un aiuto esterno. Ciò creò una circostanza (involontaria) per testare le caratteristiche del materiale sotto stress. Ho provato, in più di un’occasione, a lasciare il paraspruzzi montato sul kayak per diversi giorni. Una volta sganciato, nel giro di pochi minuti, l’inesorabile ritorno alle dimensioni originali. Ispezionandolo, mi sono meravigliato di non trovare il che ben minimo segno di cedimento del neoprene e tanto meno della spalmatura, nonostante i tre materiali accoppiati, kevlar, neoprene e spalmatura, abbiano una elasticità diversa.
Infilato appositamente sopra la giacca d’acqua, grazie alla parte terminale del “tubo” monofoderata la quantità d’acqua che trafila è davvero esigua, mentre calzandolo correttamente si resta gradevolmente all’asciutto (provare piacere nel restare asciutti ….mhh! Cosa strana per un canoista).
Al contempo la parte restante del tubo, in neoprene morbido, evitava un eccessivo senso di costrizione della zona addominale.
Interessante anche Il sistema di apertura facilitato. Richiede poco sforzo senza alterare la capacità di tenuta. Una volta chiusa la coperta dell’imbarcazione, premendo il neoprene verso il basso a due mani, il paraspruzzi non accenna ad aprirsi, sintomo di un buon grip con il bordo del pozzetto.
Andando a fare “sicura” nel passaggio conosciuto come quello “dell’americano”, sul Santerno, mi sono dovuto avventurare in una boscaglia di rovi le cui spine si attaccavano dappertutto. Pensavo d’aver fatto danni ed invece il kevlar ha svolto egregiamente la sua azione di scudo.
Che dire. “Tanto arrosto e poco fumo”. Indubbiamente siamo in presenza di un accessorio molto ben costruito, funzionale, che non si nasconde dietro inutili lustrini, ma punta tutto sulla qualità e funzionalità e ciò rende il prezzo decisamente favorevole.
Si ringrazia per la fornitura dell’attrezzatura in test: http://nereussport.eu
Mauro.