Five Ten Eddy
Uno dei problemi principali che affligge chi lavora negli sport fluviali è la calzatura.
La scarpa deve garantire di poter effettuare correttamente le operazioni di imbarco/sbarco (leggi: arrivare integri all’imbarco!), ma, soprattutto, permettere la massima efficacia in caso di intervento in ambienti accidentati. Il greto del fiume molto spesso è fatto di sassi, ciotoli e massi, magari bagnati od umidi e quindi molto viscidi, fattore che si somma ad una oggettiva difficoltà di muoversi in terreni sconnessi. Ho provato molte tipologie di suole, dalle comuni “no-brand” alle “Vibram”, con l’unico risultato di esibirsi involontariamente in una serie di evoluzioni degne di uno snowboardista freestyler.
Come se non bastasse, l’altra “spada di Damocle” sempre in agguato, è una aggressiva patologia fungina in grado di ridurre il piede in un ammasso di piaghe dolorose, nel giro di pochi giorni, compromettendo seriamente la camminata. Ogni anno d’estate la stessa storia: comincia con piccole zone di irritazione, solitamente tra gli incavi delle dita dei piedi per poi letteralmente dilagare in brevissimo tempo.
Inquietante, vero? Ed il rimedio? Stare con il piede scoperto all’asciutto, oltre ad una massiccia dose di antibiotici ed in casi estremi, tipo quello nella figura, di cortisonici.
Altro capitolo riguarda la durata della scarpa. Ne ho provate di ogni, spaziando dalle economiche alle più blasonate marche specializzate per sport d’acqua e quindi costose.
Non c’è niente da fare: nell’arco di pochissimi mesi, si assiste all’inesorabile distruzione, che comincia solitamente con la separazione della suola dalla tomaia. Allora se il problema è l’incollaggio ho cercato una calzatura per l’acqua con la suola cucita. La scelta è caduta su un modello della Tribord da barca nientepopodimeno in pelle.
Ottimo il grip della suola, sicuramente tra i migliori provati finora ed anche, perchè no, elegante. Peccato che dopo qualche giorno di utilizzo in acqua il piede cominciò a riempirsi di piaghe e gonfiarsi, fino ad impedirmi di camminare a causa di una reazione allergica innescata dal trattamento utilizzato per la concia del pellame.
Anni fa, in occasione dei corsi di Salvamento Fluviale, mi comperai un paio di Five Ten Canyoner e fu subito amore.
Mi sembrava di essere una sorta di Uomo Ragno, balzando con leggiadria da un sasso all’altro, mentre gli altri arrancavano. Confort assoluto e calzandole per ore non davano fastidio. Utilizzate pesantemente durarono parecchio tranne i cinturini in plastica. Adesso le uso con estrema parsimonia, poichè sono ormai logore e vicine al… pensionamento.
(L’entusiasmo dilagante si propagò anche alla mountain bike. Con un colpo di fortuna mi aggiudicai per pochi euro, su un famoso sito di aste, un paio di Karver usate, ma quasi nuove vendute per “passaggio a pedali con sgancio rapido”. Erano giuste della mia misura. Che b.d.c.! (botta di c…o). La larga base d’appoggio sul pedale e la mescola della suola garantiscono un notevole controllo della bici e non si sente la mancanza dell’attacco al pedale, n.d.r..)
Ritornando a noi, l’ingombro della Canyoner è piuttosto evidente, anche se sono riuscito ad utilizzarle in canoa da torrente, grazie alla misura del piede contenuta (42).
Dopo tutte queste disavventure, è lecito chiedersi quali siano le caratteristiche di una scarpa da canoa. Ed allora:
-Devono galleggiare per agevolare la nuotata. Provate a sguazzare con un pesetto alle caviglie per sperimentare quanto aumenta la difficoltà.
-Avere una suola in grado di garantire un buon grip, possibilmente anche su rocce bagnate.
-Asciugarsi il più velocemente possibile.
-Far uscire l’acqua che entra.
-Avere un ingombro minimo per garantire un efficace posizionamento del piede sul puntapiedi (ciò di riflesso si ripercuote in un corretto utilizzo dello stesso in fase di spinta nella pagaiata) ed evitare interferenze con una rapida fuoriuscita dal kayak.
-Possibilmente, non perderle nuotando.
-Proteggere i malleoli.
-Durare.
L’anno scorso, Marco Babu (Nereus Sport), mi parlò di una nuova scarpa della Fiveten, il modello “Eddy”e me ne diede un paio in test.
All’inizio non ero molto convinto perchè, essendo bassa, non garantisce protezione alla zona della caviglia. Poi però, utilizzandole, mi sono dovuto ricredere.
Sostanza ed efficienza portati all’estremo limite; nessun “fronzolo” inutile, sono il sunto delle caratteristiche principali. Una scarpa taglia 43 pesa appena 271 gr.. Leggerissima. La tomaia è a vista e fatta di rete; non ci sono le classiche solette perchè finirebbero per inzupparsi inutilmente.
La suola, vero pezzo forte, è la collaudata “Stealth”, comune agli altri modelli da canoa della stessa marca. Il disegno minimale, a “tappini”, simile ad alcune pavimentazioni in gomma utilizzate nelle piscine, non deve trarre in inganno. Il grip c’è ed è notevole ed aumenta con l’utilizzo, come in una stregua di rodaggio. A differenza della “sorella” alta da canoa presenta dei piccoli fori in corrispondenza del tallone. La ricerca di drenare l’acqua il più velocemente possibile è l’obbiettivo primario che si sono posti i progettisti
E ci sono riusciti! Immergendola completamente, contrastando la tendenza a galleggiare e tirandola fuori, si svuota nel giro di qualche secondo. Il peso aumenta di pochi grammi perchè i materiali utilizzati non assorbono acqua. Lo scafo è costituito da una robusta rete a maglie fitte, sufficiente ad evitare l’ingresso di sassi e sabbia grossa.
Anteriormente la suola, incollata, avvolge la parte laterale ed anteriore dello scafo, anch’essa, manco a dirlo, con funzione anti logoramento.
L’allacciatura è costituita da 4 coppie di fettucce cucite allo scafo al cui interno scorre il laccio. Alla fine, il classico occhiello metallico posizionato in alto per stringere il più possibile la scarpa sul collo del piede. A proposito di lacci, essendo in nylon, sono un pò rigidi e necessitano una doppia asola.
L’intelaiatura dello scafo è di un materiale gommoso spesso qualche millimetro, con una superficie liscia, in grado di evitare che con l’utilizzo la calzata si deformi.
Rinforza la zona del tallone una fascia di gomma esterna facente funzione non solo di anti usura, ma anche di contenimento del piede, corredata con una finestra retata e buchi laterali. Curato l’assemblaggio tra le varie parti, così come le cuciture e l’incollaggio.
Da ultimo un accenno all’estetica, anche se personalmente non la ritengo importante. Due colorazioni, una seriosa nera con suola gialla e scritta “5” grigia appena in evidenza. L’altra, più sbarazzina, con accostamento blu elettrico-giallo, ma con il “5” di colore giallo che risalta. Carine.
Come va.
La calzata stretta unitamente alla sopracitata chiusura alta, evitano di perderla in caso di nuoto (e più di qualcuno ha sperimentato quanto sia facile trovarsi senza scarpe quando si è nella corrente del fiume).
La suola piuttosto sottile non ingombra l’alloggiamento del piede all’interno dell’imbarcazione anche per piedi XL. Certo non è a livello della Canyoner, ben più spessa, ma comunque un pò ammortizza le asperità del terreno.
Sulla tenuta non dico più niente se non: provatela! Non ci sono eguali. Poco tempo fa ho avuto modo di apprezzarla in pieno quando, in Austria, mi sono imbarcato dentro una profonda gola, operazione durata mezza giornata. Se sono arrivato in fondo senza ammazzarmi, lo devo in gran parte alla suola che ha tenuto su pendenze inverosimili.
Indossarle senza calzini non è fastidioso, anzi, amplifica ancor più la capacità della scarpa di avvolgere il piede in maniera simile a quella d’arrampicata.
Avete camminato tutto il giorno dentro l’acqua? Toglietela e mettetela ad asciugare. In una giornata mediamente calda ed assolata basta un’oretta per ritrovarla asciutta. Se fa freddo e nuvoloso, basta asciugarla con un pò di carta da cucina ed et voilà: pronta per una nuova missione.
Il risultato del test da stress.
Dopo quasi un anno di intenso utilizzo professionale, pari a svariate stagioni amatoriali, la scarpa è rimasta sorprendentemente paragonabile al nuovo. Non ha perso la forma e la rete, nonostante tutti i tipi di terreno sui quali ho camminato, è rimasta integra, come le immagini seguenti testimoniano. Anche l’interno è in ottimo stato e non vi sono segni di consunzione nella zona del tallone
La suola non ha dato i tanto temuti segnali di incipiente scollatura, vero tallone d’Achille di molte scarpe.
Da ultimo il prezzo, una piacevole scoperta, poichè relativamente contenuto.
Orbene, se dalla descrizione vi è venuta voglia di comperarle, un consiglio: fate presto e, magari scorta, perchè….E’ meglio che ve lo dica:
che ringrazio per la fornitura del materiale in test.
Mauro.