TNP Rapa Carbon
TNP Rapa Carbon non è il nome di un ortaggio dalle proprietà officinali, ma l’ultima pagaia della cecoslovacca TNP, un ramo societario della Laminex S.r.a.
Come mi è capitata tra le mani.
Ogni tanto vado a trovare la Leo’s band e come un bambino in un negozio di giocattoli, guardo tutto il materiale da canoa, con curiosità ai limiti del primordiale. Rubando del tempo prezioso al paziente Marco (Leo è troppo intento a….contare i soldi tipo Paperon de Paperoni…) mi faccio illustrare le ultime novità. Ecco che, un paio di settimane fa, salta fuori questa pagaia. Conoscevo il marchio TNP, perchè sono le pale utilizzate nei corsi dal Canoa Club Padova-Limena ed altre società remiere, caratterizzate da un manico in alluminio di spessore minimale ed una pala classica rettangolare. Punto di forza, oltre alla semplicità di utilizzo, il costo limitato.
Tutt’altra musica la Rapa Carbon. Sotto l’estetica un pò anonima e poco appariscente, si cela un prodotto di sostanza. La costruzione impiega un impasto di poliamide, polimeri contenenti come gruppo ricorrente della macromolecola quello amidico e carbonio. “Le poliamidi sono dotate di caratteristiche meccaniche eccezionalmente elevate, sono pochissimo igroscopiche, ininfiammabili, indifferenti a quasi tutti i solventi, olî, grassi, agenti chimici di moderata concentrazione, e per il loro carattere termoplastico si prestano a lavorazioni come lo stampaggio per iniezione, la trafilatura, il soffiaggio, la sinterizzazione” (http://www.treccani.it/vocabolario/poliamide/).
Le pale asimmetriche danno l’impressione di una maggior attenzione per le prestazioni
Sempre a proposito della pala, vi è da segnalare la stranezza della forma aperta più che “cucchiaiata”.
Il manico è in “ground glass”, letteralmente “vetro smerigliato”: vetroresina sabbiata. La pala sormonta il manico e nel punto di unione è leggermente fresato per contenere la differenza di spessore. Un curioso anello contraddistingue la parte finale della pala. Sembra un rinforzo per evitare che la leva indotta dal manico possa forzare, rompendo, l’innesto della pala stessa.
Anche il bordo esterno della pala è ingrossato quasi a darne ulteriore consistenza e resistenza.
L’estetica, dicevo, stranamente dismessa. Dal gioco di grigio nero sembrerebbe una stampata fatta male nella quale i componenti non si sono uniformemente miscelati conferendo alla superficie un aspetto ruvido (ma si tratta solo di un effetto ottico). Fatto di proposito? Quello che mi ha lasciato sconcertato è la dimensione apparente delle pale, 713 cm. quadrati. Sembrano piccole e per giunta poco “cucchiaiate”. Non hanno appendici idrodinamiche atte ad alimentare infinite discussioni tecniche sul presunto comportamento in acqua e lo svilupparsi di oniriche forze e/o onde di energia. Il peso complessivo una piacevole scoperta: 930 gr. Per una pagaia lunga 200 cm. le attribuiscono credenziali “light”.
Come va.
Mai come in questo caso vale la regola di non farsi ingannare dalle apparenze. Il manico da 30 mm. di diametro, nonostante sia leggermente grande per le mie mani, offre una buona presa. Complice l’ovalizzazione solo a destra appena accennata (ed anche questa è una cosa che gradisco) ed il trattamento superficiale leggermente ruvido. La distribuzione del peso da una sensazione di leggero, ma non troppo, in grado di competere con prodotti nei quali vi è profusione di materiali nobili e conseguente costo importante. La presa d’acqua lascia spiazzati. Mi aspettavo di avere tra le mani uno stuzzicadenti ed invece oppone alla trazione una buona resistenza. Non è a livello delle più blasonate e costose concorrenti, ma comunque sufficiente a sviluppare un avanzamento dello scafo accettabile. Punto di forza la morbidezza e la neutralità durante la passata in acqua. La si immerge in avanti, come sarebbe auspicabile e compensa lo svantaggio meccanico-muscolare con una reazione elastica anche in questo caso bilanciata e non esagerata, nonostante il materiale utilizzato. Non vibra anche se l’angolo tra la pala e la direzione di trazione è diverso dall’ottimale. Negli svincoli tende ad “aprire”, come la forma della pala lascia intuire (porta verso l’esterno), pur in maniera controllata e non brusca.
Buona la rigidità strutturale complessiva, probabilmente merito anche del bordo esterno delle pale e manovre come appoggi od eskimo risultano superiori alle aspettative. L’aggancio, se fatto correttamente, esegue in maniera egregia la funzione di perno per la rotazione dello scafo.
Il test della resistenza complessiva è stato ampiamente superato. L’ho data ad un corsista ed è uscita indenne dagli inevitabili strapazzi subiti durante le lezioni.
Conclusioni.
Costa (relativamente) poco. Pur se all’apparenza “plasticosa” è sufficientemente robusta e non troppo “scorbutica”. Permette di lavorare nei cambi ritmo senza sovraccaricare troppo le articolazioni e pensando al buon Eros, alle prese con la riabilitazione dell’operazione ai legamenti della spalla, è adatta alla fase rieducativa e di rafforzo. Ulteriore punto a favore: una garanzia del produttore prolungata a tre anni, il semplice, ma chiaro ed esaustivo cartellino a corredo e le informazioni tecniche che si possono trarre dal sito. Assolutamente un ottimo e consigliato upgrade per i Club ed una seconda pagaia da utilizzare oltre che per la scorta, anche per allenamenti specifici di componenti tecniche per nulla trascurabili.
per la fornitura dell’attrezzatura. All’inossidabile Eros ed il grande Gianluca per le impressioni fornite. Al “novello” Andrea per le riprese.
Mauro.