Joker Spade, la “user friendly” galleggiante…
Provata l’anno scorso assieme ad altri modelli dello stesso produttore, la licenziai velocemente con un “carina”. Quest’anno, durante il periodo di ferie, preso da “sciallite acuta”, ho contattato Enrico Gheno della GH Sport per chiedergli in prestito la Joker, poichè la sapevo parcheggiata comoda al CCKV.
L’ottica era di fare una pagaiata, per l’appunto, “scialla”, scappato dalla città rovente ed i ritmi lavorativi pressanti.
Regolato il puntapiedi, monto e parto. Prime pagaiate di…riscaldamento (a 30 gradi di temperatura forse sarebbe stato più gradito un raffreddamento). “Ah però”, ad ogni pagaiata corrisponde un avanzamento inaspettato.
Provo il fianco. “Ah però”, agevole il surplace con un’inclinazione di quasi 90 gradi (questa volta riferiti all’angolo e non alla temperatura) e lineare il comportamento alle variazioni.
Faccio delle rotazioni. “Ah però”, gira agevolmente senza impuntamenti, nonostante la coda all’apparenza piatta.
Alla fine, esauriti gli “Ah però”, mi balena in testa un termine che le calza, secondo me, alla perfezione: “User friendly”. Si perchè se applicato un qualsivoglia orpello tecnologico lo definisce facile da usare, naturale è la trasposizione del termine ad un kayak che, sin da subito, infonde confidenza. Così ne ho approfittato, sempre grazie alla gentile concessione di Enrico, per testarne il comportamento nelle diverse situazioni.
Scheda tecnica
Ripper (M) | Joker | |
Lunghezza | 274 cm. | 274 cm. |
Larghezza | 62 cm. | 65 cm. |
Peso | 20 kg, | 19 kg. |
Range peso canoista | 65 – 90 kg. | 70 – 110 kg. |
Volume | 236 | 260 lt. |
Analisi dalla scheda tecnica
260 lt. danno l’idea di una imbarcazione non troppo voluminosa, mentre una larghezza di 65 cm. la colloca a metà strada tra le canoe da torrente e le “all round”. Nonostante una differenza di appena 24 lt di volume con la Ripper M, (https://maurotagliabue.altervista.org/pyranha-ripper/) l’aspetto è “mastodontico”.
La lunghezza di 274 cm. è uguale a quella della Pyranha Ripper taglia M (https://maurotagliabue.altervista.org/pyranha-ripper/), tanto per fare un esempio.
Nella norma il peso di 19 kg.
Sul range di peso dichiarato per il pagaiatore, non entro in merito, perchè, come ho avuto modo di dire più volte, è un parametro che lascia il tempo che trova, soprattutto all’estremo inferiore
Come è fatta
Il materiale è il consueto polietilene, con tipologia di stampaggio a rotazione per una migliore distribuzione della materia plastica ed uno spessore costante. Liscia la lavorazione della superficie .
Lo scafo.
Punta alta, od elevato bow rocher, ma non eccessivo. Anteriore, voluminoso all’inizio, si chiude con una punta piuttosto piccola.
Il fondo, tendenzialmente piatto, non ha rails evidenti, ma solo il bordo in corrispondenza del cambio angolo che lo delimita
La forma è caratterizzata da una coda più lunga del solito, piatta nella metà della parte finale e tronca, ma riacquista volume verso il pozzetto.
Fianco pronunciato, vista la tipologia di imbarcazione, ma non verticale e secco, con una linea di cintura media. Raccordo tra il fondo e la coperta progressivo.
Dalla punta partono una serie di linee fino alla coda che evitano di conferirle un aspetto troppo tondeggiante, ma sono armoniche quanto basta per sottrarla ad un’idea di spigolosità eccessiva. Al centro, appena sotto la scritta Spade, corre quella che delimita la parte superiore dello scafo e la linea di cintura.
Le 5 maniglie, di materiale plastico, si diversificano per dimensione, tra le 3 centrali, ampie e le due laterali, più piccole posizionate dietro il pozzetto.
Gli interni.
Seggiolino uguale a quello della mitica Ace of Spade. Comodo, largo, anatomico quanto lo può essere per una imbarcazione da turismo che deve adattarsi il più possibile alle diverse corporature. Dotato di svasatura posteriore per evitare fastidiose pressioni a livello del coccige. La posizione è regolabile attraverso 3 fori per lato presenti nella aletta di fissaggio lungo il pozzetto.
Merita esserne messa in rilievo la forma poichè anteriormente, nella parte bassa, non ostacola la fuoriuscita della scarpa in caso di abbandono dell’imbarcazione in situazione di emergenza. L’ho voluto sottolineare perchè mi è capitato di vedere kayak con delle criticità sotto questo punto di vista.
Lo schienalino, anch’esso di vecchia memoria, è abbondante e si regola attraverso due cordicelle con fermo a strozzo.
Il seggiolino è tutt’uno con il setto anti schiacciamento di plastica. Una struttura fatta di traversi che oltre a dare resistenza meccanica, fungono da appiglio per le mani in fase di trasporto in spalla.
Posteriormente invece, l’anti schiacciamento è il classico pannello di foam
Punta piedi antisfondamento, largo, inclinato per permettere un confortevole appoggio del piede, regolabile attraverso le due consuete barre bucate di alluminio.
Cosciali. Chi li ha visti? A parte due alette integrate nella forma del pozzetto ed una bassa imbottitura, la gamba si appoggia allo scafo, sperando che le dimensioni antropometriche ne permettano un agevole utilizzo.
Come va
Siamo al clou dell’articolo, con le impressioni, che non mi stancherò mai di ripetere, soggettive.
Devo dire, in linea di massima, di essere positivamente colpito dall’equilibrio generale.
Non è un kayak per chi cerca funambolismi facili soprattutto in acque poco agitate, ma quando la spinta della corrente comincia a farsi sentire, con tutte le bizzarrie di movimenti incoerenti dell’acqua, allora la Joker si trasforma in un valido partner.
La velocità permette di togliersi da situazioni poco definite tipo turbolenze ed incroci di corrente, a patto di mantenere una impostazione del busto leggermente in avanti. Così facendo, la coda, grazie anche alla distribuzione del volume, non ci mette del suo.
Azzeccata la geometria del fianco, perchè quand’anche ci si fermasse in mezzo a ribollii caricando di acqua la coda, l’effetto è sempre morbido e prevedibile consentendo un buon margine di recupero (occhio però, i miracoli non li fa nessuno!)
Altro aspetto positivo che coinvolge il fianco è la facilità con la quale si riesce ad adoperare, cosa non proprio scontata per una canoa dal fondo piatto.
Quindi buona la stabilità primaria, in continuo con quella secondaria.
La coda.
Un capitolo a parte merita la coda, azzeccato aiutante della punta. Una veloce capatina nelle spumeggianti acque del Noce, mi hanno dato conferma di un aspetto condiviso con Paolo Ceccon, atleta professionista di livello internazionale nella categoria C1.
La coda così lunga e larga permette alla imbarcazione di evitare l’effetto “cavallo a dondolo” nelle onde, garantendo un buon galleggiamento dello scafo.
Così facendo è più facile mantenere velocità e direzione, non tanto ai fini di un riscontro cronometrico, aspetto non tanto pertinente nel nostro caso, ma per avere un miglior controllo del kayak.
Di nuovo la forma della coda ci viene in aiuto. Piatta verso la fine, permette di bloccare lo “scarroccio” laterale dello scafo, annullandolo a bisogno dando un pò di contropancia.
Si tratta di una tecnica efficace soprattutto in acque veloci, quando le zone di morta sono piuttosto risigate.
Le ripartenze non sono fulminee, complice la maggior superfice del fondo e l’assenza di ausili idrodinamici.
Nell’uscita dalle morte, se affrontata con un pò di velocità, si apprezza la tendenza a planare dell’anteriore, che permette di guadagnare quello spazio sufficiente per andare oltre le turbolenze.
Fenomeno simile nell’ingresso, dove, sfruttando le caratteristiche sopra descritte, si riesce ad indirizzare l’anteriore pur contrastando l’effetto di rotazione indotto dalla differenza di velocità della zona di morta.
Buona la risposta nel surf perchè rimane sufficientemente dinamica nel cambio direzione e, soprattutto non lo ostacola con indesiderati effetti di “inbinariamento”.
Suggerimento.
Tenere la coda fuori dall’acqua aiuta molto la conduzione e la precisione nelle traiettorie.
Per far ciò basta ricordarsi di avere una impostazione centrale, leggermente avanzata.
A tal fine, il mio consiglio è di “perdere” del tempo per sperimentare il comportamento del kayak nelle differenti posizioni della seduta.
A proposito di seggiolino, proverei a togliere l’imbottitura usando in alternativa del materiale più sottile. Abbassare il più possibile il baricentro contribuisce a migliorare la stabilità, anche se mi rendo conto che 1/2 cm, di differenza forse non sono così rilevanti….
Tiriamo le somme
Devo dire che la Joker è la classica imbarcazione da provare pìù volte e, magari, in situazioni diverse, dove riesce a distinguersi nella giungla dei kayak simili, per alcune peculiarità.
Non giudicatela per l’aspetto estetico, che mi rendo conto possa non essere un suo punto forte, ma provatela.
Quindi tutto bene? “Ni”, perchè il costruttore, seguendo una tendenza moderna, ha deciso di tralasciare la cura progettuale di una parte, a mio avviso importante, se non vitale, quale quella dei cosciali.
Per il resto un ottimo kayak “All Round” in grado di regalare soddisfazioni.
Vabbè, allora colla, foam od espanso similare ed un pò di manualità permettono di rimediare allo “svarione”. Bricocenter, arrivooooo.
Un ringraziamento al mitico Enrico Gheno
e la GH Sport
Mauro