Ace of Spades o Waka Tuna: quale delle due?
Ancor più dei quesiti esistenziali, così cari ad Amleto, a far passare le notti insonni ai poveri canoisti è un dubbio che ha stimolato la nostra curiosità e ci ha attivato al fine di capire il comportamento dei due kayak in oggetto, attraverso la solita prassi che prevede il confronto delle diverse opinioni e stilando una pagella, cosicché il povero pagaiatore possa smettere di arrovellarsi, per abbandonarsi sereno tra le braccia di Morfeo.
Che il “viandante fluviale” sia persona alquanto particolare già si era capito, ma con l’avvento dell’informatica, che un pò alla volta in maniera qualche volta subdola è prepotentemente entrata a far parte della nostra quotidianità, le cose sono peggiorate. Sempre più le certezze su quello che sarà il comportamento in acqua di una imbarcazione si spostano esclusivamente verso un’analisi delle caratteristiche tecniche, dimenticando che alla fine anche l’automobile più sofisticata nulla può senza un bravo giudatore, per cui prima di tutto sarebbe più opportuno montarci dentro e provarla (argomento da me trattato nei precedenti articoli “Quale scegliere” e “La scintilla“).
Per quanto riguarda i nostri due kayak, oggetto della prova, la Ace of Spades e la Tuna appartengono entrambe alla categoria “Creeking“.
Il termine creeking deriva da creek, vocabolo inglese che sta per “torrente”, e trova la sua applicazione come “un ramo della canoa e kayak che implica la discesa di un corso di acqua bianca molto pendente e con poco volume (?). Di solito effettuata con canoe e kayak specializzati specificamente progettati per resistere all’ambiente dell’ acqua bianca estremo in cui avviene l’attività. Inoltre, le canoe e kayak forniscono ai pagaiatori migliori prestazioni e manovrabilità, necessarie per evitare gli ostacoli del fiume” (https://en.wikipedia.org/wiki/Creeking). Già da questa beve descrizione generale si capisce che l’ottimo comportamento in acqua bianca e la manovrabilità sono, o dovrebbero essere, il “dna” di queste imbarcazioni.
Dal confronto della schede tecniche, si nota come la Spade risulta essere più lunga di 6 cm., più stretta di 0,5 cm. ed ha 20 lt. di volume in più. Rispetto alla loro mole, possiamo affermare che queste differenze sono minime, per cui sulla carta dovrebbero comportarsi in maniera simile. Niente di più errato.
Grande differenza la fa la geometria del fondo che se nella Spade è rotonda, nella Tuna è piatta, oltre al fianco, anch’esso rotondo nella Spade ed un pò più squadrato nella Tuna. Questi, a nostro avviso, i fattori determinanti che influiscono sul comportamento in acqua dei due kayak.
Da un’analisi visiva risulta evidente una diversa disposizione delle maniglie, 5 nella Spade e 4 nella Tuna, e del materiale del quale sono fatte. Di facile presa ed all’apparenza robuste, qualche riserva la inducono quelle posteriori laterali della Spade sulla cui funzione non ne capiamo a fondo lo scopo, soprattutto in situazione di emergenza (da alcune indiscrezioni sembra che le maniglie in fettuccia dovrebbero essere a breve sostituite con quelle simili alle anteriori/posteriori, trattandosi il kayak oggetto della prova una preserie). Curata la disposizione dei tappi di svuotamento che nella Tuna prevede addirittura la predisposizione per il laccetto di sicurezza, e la realizzazione dei pozzetti entrambi larghi oltre misura da richiedere paraspruzzi extra large, ma senza spigoli taglienti. La forma della coda è convenzionale nella Spade e tronca nella Tuna, particolarità, secondo quanto dichiarato dal costruttore, che dovrebbe diminuire l’effetto “back loop”.
Le sedute in entrambi i kayak sono confortevoli e piuttosto ergonomiche. Quella della Tuna avvolge maggiormente il bacino, mentre in quella della Spade è presente una svasatura nella parte posteriore centrale al fine di evitare fastidiose compressioni nella zona del coccige. Lo schienalino in entrambi i modelli è piuttosto pronunciato, comodo se ben regolato e permette di sfruttare al meglio la seduta che, torno a ripetere, è assai naturale nonostante la semplicità costruttiva ed è provvisto di un tirante, classico sistema a “cricchetto” nella Tuna, ma superiore per funzionalità a quello della Spade, con il quale abbiamo fatto un pò di “baruffa”, poiché la regolazione avviene attraverso un cordino che si fissa “a strozzo” in un’apposita sede. Anche gli spessori laterali si integrano con il resto ed aiutano a garantire un buon controllo dell’imbarcazione.
I cosciali, il cui utilizzo è fondamentale per una corretta gestione dell’assetto, sono estremamente funzionali e semplici da regolare nella Tuna; sufficienti nella Spade, dove un espanso preformato completa il sostegno della parte esterna della gamba.
Il puntapiedi della Tuna è una classica robusta piastra di alluminio, leggermente imbottita per ammortizzare eventuali “puntate” e regolabile in lunghezza con due barre forate anch’esse di alluminio fissate ai lati dello scafo per mezzo di due coppie di viti. Quello della Spade merita un discorso a parte, perché se all’inizio lascia perplessi, utilizzandolo se ne apprezza la conformazione che permette di appoggiare l’intera pianta del piede; anche in questo caso la regolazione della lunghezza utilizza lo stesso sistema della Tuna.
All’interno dei due kayak lo spazio generoso della coda permette di alloggiare diversi attrezzi senza troppi problemi ed alcuni semplici ancoraggi situati nella parte posteriore del seggiolino, ne agevolano e velocizzano la collocazione, così come l’area anteriore tra il seggiolino e longherone presenta un invito per collocare eventualmente una corda da lancio o la classica bottiglia (il cui contenuto può variare in funzione delle esigenze (!)). Da ultimo il longherone anteriore nella Tuna si riduce al classico pannello di foam con la funzione principale di anti schiacciamento, mentre nella Spade è di plastica, con una sagoma geometrica complessa che oltretutto ne agevola il trasporto a spalla, grazie ad una forma assimilabile ad una maniglia.
Del processo produttivo con il quale sono costruiti, possiamo solo affermare con certezza che per la Spade si è scelto di utilizzare una tecnologia ad iniezione. Comunque per entrambi lo spessore del materiale sembra essere adeguato al gravoso utilizzo che, si spera, saranno chiamate a svolgere: quello del creeking per l’appunto.
Comportamento in acqua.
Tuna. Gira. Questa sembra essere la sua caratteristica principale. Appena si sale e si comincia a pagaiare ci si accorge di quanto veloce possa essere nei cambi di direzione, poiché ad ogni colpo di pagaia il kayak reagisce con un avanzamento limitato rispetto alla rotazione indotta, tant’è che quasi superfluo sembra essere il ricorso alla pagaiata circolare. Sin da subito si ha una gradevole sensazione di controllo grazie alla azzeccata impostazione interna (con qualche piccola riserva per il seggiolino che da un pò di fastidio al coccige) ed alla stabilità veramente notevole agevolata dalla forma piatta del fondo. La velocità, in termini assoluti, non può essere elevata per la tozza forma dello scafo, ma questa facilità di rotazione fornisce al pagaiatore una sensazione di “scattosità” apprezzata in acque difficili ed agevola la risposta nel “boof” e nel “colpo spinta”. Le variazioni di assetto (“dare pancia”), con un fianco piuttosto verticale ed il fondo piatto, richiedono forza e ciò può provocare qualche imbarazzo ed impongono un periodo di ambientamento. Andar dritto non è il suo forte, nel senso che le traiettorie impostate si mantengono più per correzioni che per un reale abbrivio dell’imbarcazione, ma il tutto rimane in un ambito estremamente contenuto per la sopra citata facilità di controllo che la caratterizza. Qualche perplessità può indurre il comportamento nelle onde verticali ed arricciate; attraversandole a bassa velocità con traiettoria diversa dalla perpendicolare tendono a “stoppare” il kayak e ciò deve essere tenuto in debita considerazione quando si affrontano percorsi ondosi con obbligati cambi di direzione. Può sembrare un paradosso, ma quando la conduzione viene fatta usando le variazioni di assetto (“pance”), i cambi di direzione diventano piuttosto difficili. Sembra quasi una canoa da discesa. Ciò è dovuto alla spigolosità del raccordo tra il fondo piatto ed il fianco quasi verticale. Dando “pancia”, la carena cambia forma inducendo una direzionalità come se fosse su un binario. Nel “surf”, per esempio, risulta piuttosto impegnativo spostarsi da un lato all’altro dell’onda se si usano i fianchi.
Nelle zone di acqua ribollente è opportuno arrivare con velocità altrimenti si rischia di “sentirsi pizzicare ” la coda del kayak, così come di traverso nei ritorni il comportamento del fianco diventa brusco. L’eskimo richiede un buona tecnica, poichè può risultare un pò dura da girare a causa della forma della coperta e della stazza imponente, anche se l’indovinata impostazione interna ne agevola l’esecuzione.
Eros dice:”In caso di perdita del fianco nella manovra di entrata in corrente, non sono mai riuscito a recuperare la traiettoria che volevo fare in uno spazio accettabile. Difficile da pagaiare per persone medio-piccole: si tocca continuamente la coperta con il manico della pagaia e/o i gomiti“.
Secondo Gaetano:”Gli interni della Tuna sono spartani ed essenziali ma ben fatti. Devo ammettere che finora è il kayak più comodo che ho provato. Sin da subito, anche senza particolari regolazioni interne, la sensazione è quella di indossare un vestito su misura. In particolare, i cosciali sono ottimi e molto avvolgenti senza impedire l’uscita del ginocchio in caso di necessità anche improvvise. Il puntapiedi è nella norma ed, a differenza di certi kayak, solido e non ha laschi che potrebbero infastidire. Spazio in coda per il trasporto di materiale nella norma nonostante la forma. Punto di forza: gira molto bene e con estrema facilità; punto dolente: i fianchi. L’ho trovata molto dura nel cambio fianco. Nelle manovre lo si deve usare estrema decisione e farle “cambiare idea” sulla traiettoria non è facile. Provando la tenuta del fianco, si nota che ad un certo punto ti “molla” bruscamente. In due parole i fianchi troppo nervosi e imprevedibili e non mi danno affidabilità. L’eskimo risulta un po’ duro se non è ben eseguito, mentre il trasporto della canoa non è male essendo ben bilanciata e con un peso nella norma
Spade. Morbida. In questo vocabolo è racchiusa tutta l’essenza del suo comportamento e lo è stato confermato anche dai miei due collaboratori. Gira; non è certo una trottola come la Tuna, ma la facilità con la quale si riesce a cambiare traiettoria è indubbiamente una delle sue armi. Il consistente volume e la larghezza dello scafo danno una ragguardevole sensazione di stabilità primaria (quella iniziale) nonostante il fondo rotondo. Ma ciò che ci ha stupito è la grande stabilità secondaria (quando la si mette sul fianco). Questo è il suo punto forte, che grazie al raccordo con il fondo tondeggiante, non presenta reazioni spigolose e restituisce la sensazione di avere un ottimo controllo. Nella conduzione in rapida la stazza considerevole diventa un punto di forza e ci si possono concedere evoluzioni da stunt man e manovre azzardate, con la consapevolezza di essere assecondati dal comportamento prevedibile dello scafo (abbiamo particolarmente apprezzato il comportamento nel “surf”e d in retro). Nei ritorni tende a rimanere neutra e permette di gestire la situazione senza la sgradevole sensazione di essere su un cavallo imbizzarrito. Le zone caratterizzate da ribollii non creano problemi di sorta e permettono di togliersi agevolmente d’impaccio. La direzionalità non è il suo forte, ma non mette mai in crisi il pagaiatore, proprio per le reazioni ….morbide che lasciano il tempo di adottare adeguate contro misure. La velocità , in termini assoluti, è commisurata alla stazza ed alla forma, ma anche in questo caso, la buona reattività, pur se inferiore a quella della Tuna, agevola l’effetto del “boof” e “colpo spinta”. L’eskimo è facile anche grazie all’ottima impostazione interna. E come nella Tuna, l’altezza e larghezza della coperta possono creare problemi ai… “diversamente alti” che tendono a sbattere i gomiti pagaiando, anche se in misura minore.
Le impressioni di Eros:” Molto “morbida” e prevedibile. Le manovre in retro sono facilitate ed è adatta anche a persone di statura medio-bassa a dispetto delle dimensioni“.
Per Gaetano:”Ottima abitabilità, starci seduto a lungo non crea affaticamento. Il puntapiedi è il migliore che io abbia mai provato. All’inizio è un po’ strano perchè è particolare e avvolgente. Man mano che la usi ti accorgi che è uno dei punti forti del kayak; una vera chicca che molti dovrebbero imitare. Le maniglie sono pessime, troppo esposte, e le altre create con un pessimo materiale in “fettuccia, così come pessima è la qualità della viteria (n.d.r.:trattasi di una versione pre-serie).Varie ed eventuali:
– Fianco splendido, molto morbido e reattivo. Sicuramente tutto un altro pianeta rispetto alla Tuna.
– A differenza della Tuna il fianco della Spade ti da affidamento, non si “pianta” nei ritorni. Note negative: va spesso ripresa, ed il trasporto in spalla non è per niente agevole, ostacolato dal premicoscia”.
In conclusione due ottimi kayak dotati di “personalità” diverse pronti a dare il meglio di sé nei percorsi impegnativi per merito di una costruzione robusta ed una buona conformazione degli interni che agevola il controllo dell’imbarcazione. Non sono precisissimi nelle traiettorie ed accusano un evidente “scarroccio”, del quale è opportuno tenere debita considerazione. Interessante la convergenza di massima sulle opinioni in merito al comportamento dinamico espresse dal gruppetto di tester, formato dal sottoscritto, Eros e Gaetano, nonostante le diverse capacità tecniche, esperienza e misure antropometriche che, per dovere di cronaca vado a specificare:
Mauro: altezza 174 cm., peso 78 kg.
Eros: altezza 170 cm., peso 70 kg.
Gaetano: altezza 187 cm., peso 85 kg.
Qual’è quella che va meglio? Quella con la quale ci si “sente” meglio e rispecchia le proprie aspettative, per cui vale la pena investire del tempo per provarle senza preconcetti e condizionamenti.
La pagella
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Waka “Tuna”
Ace of Spades “Spade”
Mauro, Eros e Gaetano.
Un ringraziamento per aver messo a disposizione il materiale a :