La seduta
Nell’attività sportiva del “Kayak” il conducente manovra lo scafo con l’utilizzo della pagaia stando seduto. L’articolo focalizza l’attenzione proprio su questo aspetto della seduta, poiché, in qualche caso, sembra essere disatteso anche dagli stessi produttori di imbarcazioni. Come dovrebbe essere noto ai girovaghi fluviali, il busto lavora molto spesso in maniera separata dal bacino ed è una delle cose inizialmente più difficili da ottenere. In acqua lo scafo è libero di rollare e brandeggiare; le gambe ed il bacino hanno il compito di controllare tali libertà utilizzandole proficuamente ai fini di una navigazione in acqua corrente il più possibile…. superficiale. Il cervello analizza una miriade di stimoli, tra cui quelli che partono dalla periferia del corpo e provvede a dare una risposta fornendo la stimolazione muscolare necessaria ai fini di perseguire l’obbiettivo prescelto (non sempre raggiunto ed ecco il motivo della utilità di casco e salvagente).
Lo schema seguente sottolinea il funzionamento dei vari tipi di memoria e mette a fuoco l’interferenza tra lo stimolo esterno e la risposta, frutto di un complesso processo di elaborazione che coinvolge diverse aree del cervello.
Ruolo importante giocano i “recettori sensoriali” di cui il nostro organismo è dotato. Si tratta di cellule in grado di convertire le informazioni dell’ambiente circostante in impulsi che differiscono per qualità, quantità e durata. Nel nostro caso specifico, la trasmissione dello stimolo esterno all’ “elaboratore” (cervello) coinvolge lo scafo, il quale interagisce con il corpo attraverso dei punti di contatto, tra cui i glutei. La qualità dello stimolo, che ne definisce la precisione, dipende anche dalla quantità di recettori interessati. Per fare un paragone, pensiamo ai “pixel” che costituiscono il sensore della fotocamera. Maggiore è il numero, migliore sarà la fedeltà con cui è in grado di riprodurre un’immagine. E’ noto a molti che il seggiolino del kayak necessita d’essere “spessorato” nel caso fosse troppo largo, proprio per “sentire” meglio lo scafo. Quindi una seduta avvolgente, limitatamente alla struttura del bacino, è senz’altro da preferire rispetto ad una piatta, poiché coinvolge un maggior numero di recettori.
La posizione da assumere all’interno del kayak condiziona la struttura del sedile.
Le gambe divaricate appoggiano sui cosciali.
Nel kayak turistico l’angolo tra asse del bacino e gamba è minore di 90° e le pareti laterali della seduta devono accompagnare il profilo delle gambe seguendo quest’angolazione.
Alcuni produttori di kayak, stranamente, sembra non se ne rendano conto e si ostinano a montare sedili le cui pareti laterali a 90° portano alla spiacevole conseguenza di creare un punto di pressione nervosa/circolatoria in grado di bloccare la rotazione del bacino ed indurre un precoce senso di intorpidimento alle gambe che presto diventa insopportabile.
Postura.
Sulla postura sono stati scritti fiumi di parole a conferma dell’importanza dell’argomento in tutti gli ambiti quotidiani. A maggior ragione in quello sportivo, dove il lavoro muscolare per l’espletamento del gesto, porta a potenziali sovraccarichi delle strutture ossee e tendinee che se non correttamente gestiti potrebbero portare a precoci degenerazioni.
Nel kayak la spinta del piede per contrastare la forza fatta sulla pagaia per il principio dell’azione reazione, porta ad un inevitabile movimento del bacino in avanti, causandone la retroversione se non contrastato efficacemente.
I risultati di un posizionamento scorretto saranno posture non conformi anche del capo, del tronco, degli arti superiori e inferiori. La retroversione del bacino può portare a limitare il supporto per la colonna vertebrale, arrossamenti cutanei nella zona sacrale, dolore lombare e favorire l’accorciamento dei muscoli posteriori della coscia (ischio-crurali).
Pertanto una seduta in grado di seguire la curva del gluteo permette di evitare questo dannoso fenomeno che va a ripercuotersi ben oltre la colonna vertebrale stessa.
Il coccige. E’ presente nella parte terminale. Si tratta di un osso composto di quattro-cinque elementi vertebrali rudimentali ed avendo una forma sporgente, può interferire con il bordo superiore della seduta. Andrà pertanto prevista una zona di scarico, costituita semplicemente da una svasatura per evitarne il contatto.
Schienalino
L’immagine rappresenta uno dei tanti modelli a corredo del sedile che nel corso del tempo sono andati evolvendosi da semplice fettuccia, a complesso oggetto di dimensioni ragguardevoli. Accessorio quasi indispensabile agli albori, perchè i seggiolini erano quasi inesistenti, attualmente viene spesso utilizzato in maniera scorretta. E’ pratica comune entrare nel kayak, sedersi e tirare le fettucce che regolano la distanza dello schienalino per appoggiarvisi con la schiena. Un tale comportamento, il più delle volte, porta all’avanzamento del bacino con le conseguenze del caso sopra descritte. Quindi è buona norma, per ottenere una corretta regolazione, lasciare che i glutei quasi si appoggino al bordo posteriore del sedile evitando una eccessiva pressione dello schienalino. Oltretutto l’abuso nell’utilizzo dello schienale provoca una ulteriore spinta in avanti del bacino.
Risultato: una ulteriore tendenza alla retroversione oltre ad un possibile sbilanciamento del peso all’indietro,
La soluzione frequente messa in atto per rimediare al problema, è portare indietro il punta piedi accorciandone la distanza. Una tale scelta si rivela controproducente, poiché va a bloccare tutto il sistema cinetico piede-gambe-bacino impedendo la rotazione del bacino stesso.
Per rendersi conto del problema, basta semplicemente sedersi su una normalissima sedia e provare a spingere contro il muro simulando la posizione in kayak. Riuscirete, per via sperimentale, a capire le tanto complesse leggi della Fisica e ciò che succede mentre siete impegnati a pagaiare!
La scelta di alzare il sedile anteriormente deve essere fatta con la dovuta cautela. E’ vero che le gambe saranno meglio supportate, ma ciò potrebbe favorire un’ulteriore tendenza ad appoggiarsi troppo allo schienalino per contrastare la sensazione di sbilanciarsi all’indietro.
Alcuni pagaiatori prediligono alzare completamente la seduta interponendo degli spessori tra i glutei ed i sedile.
Le motivazioni sono tante e per molti versi plausibili. Individui di bassa statura su imbarcazioni con volume considerevole rischiano di sbattere continuamente i gomiti pagaiando. Una tale strategia però alza il baricentro della struttura uomo-canoa rendendola più instabile e condiziona anche la manovra dell’eskimo, senza considerare la possibilità di stravolgere la forma della seduta. In linea generale, persone caratterizzate da un busto lungo tendenzialmente trarranno giovamento abbassando la seduta.
Esempio di sedile standard usato nelle canoe da slalom.
Un occhio alla sicurezza. Alcuni sedili terminano anteriormente con un gradino netto. Anche se i pozzetti (foro di accesso allo scafo) sono diventati sempre più grandi, l’uscita dall’imbarcazione in caso di emergenza deve essere messa in preventivo anche dai pagaiatori più bravi. Un tale rialzo potrebbe ostacolare la fuoriuscita del piede.
Sarebbe da preferire allora uno smusso del bordo ai fini di favorire lo scivolamento del piede verso l’esterno, come nel disegno sottostante.
(Un sedile come quello da slalom mostrato in figura, se altamente performante, presenta delle problematiche per quanto riguarda la sicurezza; ma si sa che il mondo delle competizioni, a volte, è una realtà a parte).
In definitiva, un buon sedile dovrebbe:
- Avvolgere il bacino seguendo l’inclinazione delle gambe verso i cosciali.
- Favorire il più possibile un supporto della parte inferiore delle gambe.
- Evitare la tendenza ad arretrare con il busto.
- Avere un attento sviluppo del profilo per evitare la retoversione del bacino bloccandone lo scivolamento in avanti.
- Prevedere una zona di scarico per il coccige.
- Evitare una possibile interferenza con una rapida uscita dal kayak.
- Deve essere dotato di una solida struttura di fissaggio all’imbarcazione per evitare si muova.
Diavolerie quali tappeti in cashmere, indubbiamente eleganti, lasciano il tempo che trovano. Alla fine, un termine riassume tutto e calza alla perfezione: ergonomia, così come lo descrive Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Ergonomia).
E’ impensabile, con il costo importante raggiunto dai kayak odierni, non vi sia un’adeguata attenzione ad una parte dell’imbarcazione così importante, in grado di condizionarne il rendimento.
Mauro.