Pyranha 12R. Ti piace vincere facile?
Ero indeciso tra: “Ti piace vincere facile?” od “Arma Letale” per lo slogan che descrive il nuovo modello 12R della Pyranha. Alla fine ho scelto il primo restando su un piano ludico, poichè questa è la mia visione di fondo dello sport della canoa.
Certo è che se Pyranha voleva stupire, con questo kayak ha centrato in pieno l’obbiettivo. Si, perchè lo stupore è il primo sentimento che si prova guardandolo da vicino.
Scheda tecnica
Taglie | |
Dimensioni, Volume e Peso | |
Lunghezza | 368cm. / 12′ |
Larghezza | 62cm. / 24,5″ |
Lunghezza esterna pozzetto | 95cm. / 37,5″ |
Larghezza esterna pozzetto | 51cm. / 20″ |
Volume | 385lt. / 102 (US) gal. |
Peso | 26kg. / 57 lb. |
Peso ottimale pagaiatore | 60-125kg. / 132-275 lb. |
Analisi dalla scheda tecnica
Tra i dati della scheda tecnica salta subito all’occhio la lunghezza: 368 cm., un valore consono ad imbarcazioni di altri tempi e vicino a quello dei kayak da discesa. Per contro, la larghezza è contenuta a 62 cm. identica alla Ripper M, tanto per fare un confronto. La taglia, almeno per il momento, è unica, con un volume di 385 lt, in grado di sostenere pagaiatori fino a 125 kg.
Come è fatta
Il materiale è il classico polietilene Pyranha, con un contrasto lucido sopra ed opaco sotto. Le maniglie, comuni agli altri modelli, una vera opera d’arte estremamente funzionali.
Ampia la seduta, leggermente meno accentuata rispetto agli altri modelli, ma finalmente confortevole per quanto riguarda le pressioni sul coccige. Ha una larghezza che parte da circa 41 cm per arrivare a 37,5 cm nella zona di appoggio glutei.
Solito schienalino con la fibbia di chiusura in alluminio anodizzato azzurro; una vera chicca. Come per gli altri modelli della Pyranha il meccanismo di tensionamento si avvale di cricchetti efficacemente posizionati.
Il puntapiedi usuale barilotto plastico fissato al kayak con barre di alluminio di adeguato spessore attraverso due punti di fissaggio per lato. Dovendosi spostare lungo la parte anteriore dello scafo fatto a punta è, almeno per la mia misura, più piccolo della sezione dell’imbarcazione, risultando ballerino.
Il paletto plastico antisfondamento anteriore è fissato superiormente con due viti all’altezza dell’apice del pozzetto e sotto ad un largo binario plastico che parte da dietro il seggiolino e lo attraversa tutto, facente funzione di ulteriore blocco del sedile per evitare eccessivi movimenti laterali.
Sui cosciali stendo un velo pietoso. Forse alla Pyranha si avvalgono di tester dalle gambe degne di un culturista. Una persona normale facilmente li troverà poco efficaci anche a causa dell’altezza della imbarcazione.
Ho lasciato per ultimo l’analisi dello scafo perchè merita soffermarsi. La novità principale riguarda la geometria del fondo. E’ leggermente bombato ed è largo circa 53 cm., 5 cm. in meno, ad esempio, di quello della Waka. Ragguardevole l’altezza del fianco soprattutto in zona centrale, circa 31 cm, che se da un lato fa presumere un comportamento stabile, dall’altro accentua la problematica di impostazione legata ai cosciali, poichè tiene le gambe molto alte.
Il raccordo tra il fianco ed il fondo risulta essere meno spigoloso delle precedenti versioni della casa costruttrice. In particolare il fianco, essendo alto e piatto, permette di parcheggiare il kayak di lato.
La punta è piuttosto piegata all’insù (per i più tecnici ha un elevato bow rocker) e si stringe molto in zona anteriore ospitando due rails, uno per lato, accentuati. La forma richiama quella del tetto di una casa. Posteriormente la coperta tende al piatto verso la fine, pur partendo dal pozzetto voluminosa.
I colori adottano il consueto schema: su una tonalità di base vengono create delle striature con tinte diverse sfumate.
Come va
Al primo approccio dal vivo, ho avuto l’impressione di essere di fronte ad un kayak da discesa. La lunghezza e la forma della coperta anteriormente si assomigliano a grandi linee.
Portarla all’imbarco del campo slalom di Valstagna lungo il camminamento fatto di pietroni è stato duro, per il peso e pericoloso per le dimensioni. Nel tentativo di scansare dei pedoni ho rischiato di buttarli in acqua in una scena degna dei migliori film di Fantozzi.
Arrivato finalmente all’agognato punto di partenza prescelto, mi siedo dentro. La prima impressione è che tutto sia xl. Dalla seduta, larga nonostante la presenza degli spessori di serie, allo spazio interno, simile ad una cambusa. In lontananza si vede la maniglia di punta; bah!
Partenza. Chiudo il paraspruzzi. Strano, è “normalmente grande”.
Prima pagaiate, pronto a combattere allo stremo contro un destriero imbizzarito ed invece niente di tutto ciò.
Parte fluida ed accondiscendente, in una progressione sconosciuta agli attuali “barilotti” (grazie, è un metro più lunga!). Percepisco il vento tra i capelli, avendoli, sintomo di una velocità di punta notevole. Capiamoci: niente a che vedere con un kayak da discesa, ma in linea con la tipologia dello scafo ed il peso non proprio “light”. Il naso (intesa come parte anteriore) all’insù (od accentuato bow rocker) fa galleggiare la punta sulle onde.
Buono il rapporto colpo-avanzamento: il kayak scivola nell’acqua con una discreta efficienza idrodinamica. A favore di corrente, complice anche la velocità dello scafo, diventa parzialmente sensibile a quelle “parassite” (non in linea con la principale), rendendo la R12 meno direzionale di quanto lo si sarebbe immaginato. Vi è da dire che è pur sempre un kayak della famiglia “slalom” senza chiglia, per cui dopo l’iniziale sgomento tutto torna.
Capitolo a parte merita la stabilità. Dicevamo che siamo in presenza di un fondo leggermente tondeggiante e piuttosto stretto, per cui le aspettative sulla stabilità primaria erano assai basse. Invece la prima sorpresa: la primaria è molto buona. Ma la vera novità riguarda la secondaria, a dir poco incredibile. Non esistono ribollimenti o situazioni che normalmente mandano in crisi i “bomboloni” da creek in grado di scomporla. La linea di cintura alta ammorbidisce il passaggio tra la primaria e secondaria.
Dare “pancia” è assai facile, merito della rotondità iniziale del fondo, le sue dimensioni limitate ed il sopracitato raccordo tra le due stabilità.
Ci si aspettava di sentirsi pizzicare la coda, ogni tanto, sui cambi di corrente. Ed invece niente. Si limita ad avvisare su quello che sta succedendo senza mettere in crisi il pagaiatore.
I ritorni di corrente (buchi): cosa sono? Come un “Panzer” li passa senza scomporsi. I tanto agognati e di moda “boof” e “colpo spinta” passano in secondo piano.
La forma della parte anteriore a punta e con la coperta a cuspide contribuiscono a diminuire la spinta frenante esercitata dal fluido.
Attenzione però a sfruttare la velocità dello scafo, per rendere più efficace la quale bisogna usare una vigorosa e corretta spinta del piede in pagaiata.
E le rotazioni? Di primo acchito si direbbero impossibili da fare. Invece l’ennesima smentita alla impressione iniziale. Gira, incredibilmente quasi come una barca da slalom e più di alcuni famigerati “bomoboloni”. Lo fa in maniera progressiva e controllabile. Addirittura il connubio con la stabilità rende più naturale la manovra di “contropancia” per bloccare lo scarroccio laterale negli ingressi in morta.
Che non sia propriamente un “fuscello” lo si percepisce ruotando in aggancio, ma ancora una volta lo scafo viene in aiuto, poichè alzando il fianco, i corti “rails” anteriori aiutano la punta a “carvare”.
I patiti alla ricerca di spiegazioni tecniche, probabilmente imputeranno il comportamento di una tale inaspettata destrezza al posizionamento del seggiolino. I 172 cm. circa dalla coda e 196 dalla punta, danno un’idea di impostazione arretrata e confermano anche la propensione della punta a galleggiare nonostante sia apparentemente più stretta della coda.
Per le rotazioni di coda è bene tenere la barca piatta, onde evitare al fianco di piantarsi in acqua rendendo la manovra inefficace.
Il “traghetto” richiede la consapevolezza di essere a bordo di un’imbarcazione lunga quasi 4 mt. Bisogna considerare che le correnti laterali trovano una grande superficie sulla quale incidere, inducendo una spinta considerevole, spesso impossibile da contrastare.
Ma questo più che un difetto deve essere visto un pregio. L’arte di trovare l’equilibrio tra la forza della corrente e quella di gravità è la quintessenza del traghetto stesso e le strategie per raggiungerlo un considerevole arricchimento del bagaglio tecnico.
Nella entrate in morta ed uscite in corrente l’angolo iniziale va scelto con oculatezza perchè una volta impostato determina il raggio di curvatura, rendendo successive correzioni faticose oltremodo.
Per finire l’eskimo, grazie alla forma tondeggiante dello scafo, risulta piuttosto semplice.
Tiriamo le somme
In conclusione, la 12R non è una 9R allungata, ma un progetto completamente diverso e dimostra ancor più che prima di emettere un giudizio sul comportamento di un kayak, bisogna provarlo!
Riporto le impressioni dei tester
Eros dice:
Prova in acqua di un kayak lungo 368cm che si muove con insospettata agilità, offre ottima velocità, è molto preciso e reattivo nell’inserirlo in morta o nei vari passaggi tipo porte da slalom o attraversamento di lingue d’acqua. Nei buchi e rulli sorprende il comportamento dei fianchi mai nervosi, dotato di una stabilità che permette qualsiasi manovra con naturalezza, consentendo di girare il kayak in spazi e tempi strettissimi. Stare nel buco di traverso è un gioco da ragazzi e le manovre per uscire sono facilitate dal fianco che permette grande mobilita. L’unico eskimo che ho fatto nel buco mi è risultato facile, anche se l’impostazione interna era molto larga. Pesante da portare in spalla ma ben equilibrata. Seduta comoda e spazio interno abbondante, Questo kayak da il meglio se condotto con buona tecnica e secondo me chi ha una buona tecnica riuscirà a trarre il massimo. Per chi ha un pò di manico lo troverà molto stabile e agile nonostante sia un kayak stretto. Da 1 a 10 il mio voto e 9, ma se fosse più leggero darei 10.
Marco dice:
Quando la guardi da terra ti sembra un U-Boat, lunga e stretta, ma soprattutto lunga lunga e le prime manovre a secco per metterla in acqua sono spiazzanti perchè gli ingombri si fanno sentire. In acqua invece ti sorprende: molto stabile, consente di pagaire anche con angoli di inclinazione importanti, ma poi quando provi a girare ti trovi spiazzato
Alla fine capisci che tenerla piatta è la cosa migliore. Anzi quasi quasi dare la contro pancia potrebbe essere la scelta vincente almeno in acqua piatta.
Nonostante la sua lunghezza è sorprendente quanto giri con qualche accorgimento riesce addirittura a fare le porte a Valstagna
Ideale per gli amici che quando vanno sul Noce vogliono farsi l’integrale fino al lago; ovviamente prima si sono fatti almeno un affluente.
Per chi invece ama fare una gara a chi prende più morte in una rapida, forse questa non è la canoa giusta per lui.
Avrà sicuramente successo per tutti quelli che vogliono fare gare di alto corso.
Sergio dice:
Interni della 12 R molto comodi, soprattutto per persone grandi come me, barca molto direzionale e poco adatta per i creek stretti e sassosi.
Un ringraziamento per la fornitura dell’attrezzatura in test ad:
e
per la collaborazione fornita.
Mauro.